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Dati persi ‘in the cloud’ … di chi è la colpa? mercoledì 7 settembre 2011

Posted by andy in Information Security, Internet e società.
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Facebook deletes hacked Pages, destroying years of work

Sono state perse molte pagine e contatti su Facebook.

Mi dispiaccio, ma non mi stupisco.
… come si dice … pay peanuts, get monkeys
Vogliamo risparmiare seccature, tempo e denaro?
Dobbiamo accettare che chi possiede, gestisce e controlla i nostri dati possa farne quello che vuole, volontariamente o meno.
Anche ciò che sto scrivendo in questo momento potrebbe svanire nel nulla tra un istante, ed onestamente non ne sto tenendo un backup.

Ed ovviamente tutti i servizi ‘in the cloud’ tendono in generale a ‘fidelizzare’ il cliente, impedendogli di mantenere un backup dei propri dati, o comunque complicandogli la vita.
E se anche non lo fanno, ci pensa la pigrizia dell’utente (o azienda che sia), che si fida ciecamente di queste entità astratte tra le nuvole, che funzionano, e non ci chiediamo neppure come.

Le condizioni del contratto che firmiamo per accettazione per usufruire del servizio riportano sempre e solo i nostri obblighi, i nostri doveri, le nostre responsabilità, e l’accettazione dei rischi.
Non ci sono clausole sui nostri diritti, perché vi rinunciamo in cambio della gratuità del servizio.

Se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo abituarci all’idea di pagare, e poi di difendere i nostri diritti.
O, in alternativa, di gestirci le cose in casa, e di prendercela con noi stessi se qualcosa va storto.

Ambient awarness ed il successo di Twitter e Facebook venerdì 26 settembre 2008

Posted by andy in Internet e società, pensieri.
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Checché si dica che viviamo nell’era dell’informazione, in realtà a parer mio stiamo andando verso l’era della disinformazione (ovviamente sto esagerando un po’, ma ora chiarisco il concetto).

Premetto che sono affascinato dalla tecnologia, in ogni sua concretizzazione, in modo che non sono uno <i>contro</i>, bensì uno <i>a favore</i>.

È un dato di fatto che in mezzo a troppi dati diviene difficile capire quali siano quelli interessanti, e la Statistica esiste proprio per la necessità di evincere informazione da un mare di dati singolarmente insignificanti.

Viviamo in un tempo in cui tutti passano molto tempo a raccontare e a pubblicare in Rete di tutto, in tempo reale, senza fare prima una sintesi.
Ormai si <i>chatta</i> selvaggiamente, riempiendo il tempo di parole, ma poco di contenuti.

Manca il momento della sintesi personale, quello che un tempo esisteva mentre si scriveva una lettera, che per forza di cose ti limitava nel tempo e nello spazio a disposizione, ed in qualche modo costringeva il destinatario a prendersi del tempo e a dedicare attenzione alla lettura.

Ormai l’obiettivo sembra essere diventato quello di raccontare tutto ciò che passa per la mente, senza preoccuparsi di chi lo leggerà e di come lo interpreterà, togliendo quindi a ciò che pubblichiamo lo status di pensiero, e lasciandogli solo quello della sensazione ed emozione (non che questo sia sbagliato in sé, intendiamoci).

Resta solo da capire perché pubblichiamo tutto, ma proprio tutto, ciò che ci passa per la mente.

Qual’è per ciascuno di noi il motivo per cui pubblichiamo dei contenuti?
– Migliorare il mondo?
– Lasciare una traccia del nostro pensiero?
– Lasciare una traccia del nostro evolvere emotivo?

In pratica forse varrebbe la pena di chiedersi cosa se ne farà Internet (intesa come Rete in sé, ma anche come pubblico di lettori) dei nostri post tra uno, dieci, cento, mille anni anni, perché ormai l’informazione è per sempre (Echelon e le varie telco insegnano …)