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Un buon esempio su come buttare i soldi dei contribuenti … mercoledì 28 settembre 2022

Posted by andy in Uncategorized.
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Pochissimi anni fa è stata rifatta integralmente la segnaletica interna al Palazzo di Giustizia di Milano – https://it.m.wikipedia.org/wiki/Palazzo_di_Giustizia_(Milano) (sapete, tutti quei cartelli che indicano ascensori, bagni, uscite di emergenza, numeri di stanza, corridoi, e così via …).

Palazzo di Giustizia di Milano

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Palazzo_di_Giustizia_(Milano)

Al di la dell’idea, secondo me deprecabile, di spersonalizzare i nomi dei corridoi, originariamente intitolati ai nomi dei grandi della Giustizia ed ora sostituiti con degli anonimi numerali, vale la pena concentrarsi sulla qualità del lavoro fatto.

È soggettivo apprezzare o meno il gusto di chi li ha pensati e di chi ne ha approvato il progetto (secondo me i cartelli sono invisibili ed illeggibili – provate a cercare un bagno), ma questa è un’altra storia.

Vorrei invece concentrarmi su un altro aspetto: quello della qualità del progetto e si come sono stati spesi i soldi dei contribuenti.

Il Palazzo è stato costruito tra il 1932 ed il 1940, e questo fatto potrebbe far dire ad alcuni nostalgici che ‘a quei tempi i treni arrivavano in orario‘; tuttavia l’aspetto che più mi interessa in questo momento è lo spirito con cui si affrontavano progetti e lavori a quei tempi.

Un Tribunale è un’opera che è destinata a durare nel tempo (non è un tensione da circo che si monta e si smonta dopo qualche giorno di spettacoli), ed è addirittura destinata a sopravvivere a chi l’ha voluto e a chi l’ha progettato.

A parte l’ambizione e la volontà di voler lasciare un buon ricordo del proprio passaggio su questa Terra, oggettivamente si tratta di lavori la cui fattura deve essere adeguata agli obiettivi di durata (possibilmente non come il Ponte Morandi di Genova).

In quest’ottica, nei suoi circa 90 di onorato servizio questo edificio è costato veramente poco ai cittadini: essendo costruito con materiali durevoli (marmo, granito, cemento, …), non ha praticamente mai richiesto importante manutenenzione.

Tolta la necessità dopo un’ottantina d’anni di fissare meglio i marmi della facciata, tutto sommato questi ecumenico se l’è cavata con qualche lucidata di pavimenti di tanti in tanto, e poco altro.

E veniamo ora al fatto degno di nota: pochi anni or sono (ma veramente pochi!) qualcuno ha ritenuto necessario aggiornare la segnaletica interna al Palazzo (OK, c’è n’era bisogno: se in origine il Palazzo era pieno di bidelli ed uscieri che davano informazioni al pubblico, oggi che non ci sono più le persone hanno realmente difficoltà ad orientarsi.

Ecco allora entrare in gioco la sprovvedutezza di chi ha fatto il capitolato, di chi ha fatto il progetto, di chi lo ha approvato, ed anche di chi ha fatto leggi contro l’interesse dello Stato(*).

Lascerò tuttavia al lettore di trarre le conclusioni che riterrà più opportune mostrando prima quale sia l’ingegnosità moderna del risparmio selvaggio, e quindi l’approccio di chi il Palazzo lo ha immaginato e poi realizzato.

Insegna scollata n. 1
Insegna scollata n. 2

Insegna originale, in cemento

Il risparmio selvaggio ha portato ad incollare le nuove insegne sulla vernice e sull’intonaco, e con il tempo (molto poco, in verità, sono cadute portandosi dietro l’imbiancatura fatta pochissimi anni prima.

Le insegne originali, vecchie di almeno ottant’anni, sono ancora li, perfette; al limite, se il tempo le sbiadisce, basta passare con un ruolo ed un po’ di vernice rossa, con un costo di pochi minuti e pochi Euro.

Quanto costerà invece rifare tutta la (nuovissima) segnaletica del Palazzo?

… ai contribuenti l’ardua sentenza (perché alla fine si scoprirà che ogni garanzia sul lavoro sarà scaduta, o forse non sarà neppure stata prevista nel contratto, per spendere meno).

(*) Nota: ho lasciato in sospeso una questione, quella della sprovvedutezza(?) dei politici che abbiamo eletto (o troppo spesso non eletto).

Com’era quel vecchio adagio popolare …? Chi più spende, meno spende…?

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