Cosa vede l’eremita durante il periodo del nCOVID-19 sabato 28 marzo 2020
Posted by andy in Etica, pensieri.Tags: Coronavirus, COVID-19, nCOVID-19
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È facile fare l’eremita, quando puoi decidere se e quando rientrare nel mondo.
è molto più difficile quando non hai scelta, e nella tua grotta ci devi rimanere anche se non vuoi …
D’altra parte, guardando da fuori cosa sta accadendo in Italia, vedo che molto abbiamo imparato, e che molto dobbiamo ancora imparare.
Abbiamo scoperto che chiudere i porto e costruire muri alle frontiere non serve a nulla.
Abbiamo scoperto anche che il nemico non ha passaporto, né diverso colore di pelle.
Ora il nemico siamo noi, i nostri amici, i nostri parenti … non possiamo più fidarci di nessuno.
Anche gli elementi di efficienza che abbiamo introdotto, come la possibilità di firmare con un dito su un tablet, in banca o con un rider che consegna la cena a casa sia diventato un veicolo di infezione, e ci porti a cercare nuove soluzioni che ci portino a non avere contatti addirittura con la tecnologia d’altri.
Abbiamo visto che le più grandi potenze sono indifese, e che non è il numero di bombe atomiche che possediamo che può proteggerci.
Anche le più potenti economie sono state messe in ginocchio da quelle più piccole.
Abbiamo scoperto anche che che il frutto importato d’oltre oceano, per quanto più economico, non può sfamarci se non riesce ad arrivare nei nostri supermercati.
Abbiamo visto che il perseguimento del lucro da parte di pochi arreca danno a molti (basti vedere quanto è stato fatto per tenere aperti gli stadi nel campionato di calcio, nonostante l’incredibile rischio di contagio, pur di vendere biglietti …).
Stiamo anche riscoprendo il valore ed il significato della parola Stato: abbiamo scoperto che delegare i privati la gestione di un bene pubblico (come in questo caso la sanità, ma altrettanto vale per l’acqua e le autostrade) porta profitti a breve termine ai privati ed impoverisce a lungo termine lo Stato, al quale comunque continuiamo a rivolgerci in caso di calamità naturale o di pandemia …
Abbiamo riscoperto il valore della Giustizia, che protegge le persone dagli approfittatori che aumentano spropositatamente i prezzi dei beni di prima necessità e che cercano di vendere in Rete falsi rimedi e test diagnostici non funzionanti.
Ci siamo anche trovati a dover ridimensionare quel delirio di onnipotenza che la tecnologia da un paio di secoli ci ha regalato.
Ci stiamo anche rendendo conto come non mai quanto l’ignoranza porti panico invece che capacità di affrontare i problemi, e di quanto le fake news e la stampa possano creare danni, invece che informare.
Stiamo riscoprendo quanto la burocrazia possa essere un rischio per la comunità, costringendo troppe persone a doversi muovere ed assiepare presso pochi sportelli, e tutto per avere un bollo su un pezzo di carta.
Come l’home banking, uno Stato telematico ridurrebbe costi e rischi.
La carta moneta, veicolo ormai millenario per trasportare valore, è diventato invece veicolo di infezione.
Quella che sta patendo di più e` la scuola: mentre le università, per un motivo o per l’altro, sono già costrette a pubblicare i propri contenuti in un portale di ateneo, le scuole medie inferiori e superiori, ove l’interazione alunno-insegnante è molto più importante, non possiedono le necessarie infrastrutture, né la necessaria cultura ed attitudine informatica per approfittare delle opportunità che la tecnologia offre.
Per certi versi è mancato il coraggio iniziale nell’imporre a livello nazionale restrizioni come l’annullamento di eventi sportivi e pubblici, concerti, manifestazioni, carnevale, etc., ma probabilmente le opposizioni che abbiamo avrebbero gridato all’attentato allo Stato, che intendeva far crollare borse e mercati al fine di distruggere l’Italia …
Sempre a proposito del significato del termine ‘Stato’, si è scoperto come su certi temi l’autonomia regionale crei differenze territoriali che non consentono di limitare i contagi, così come attrezzarsi per affrontare ‘a rate’ le emergenze non limiti la propagazione delle infezioni.
Ed il continuare a ‘pensare e vivere in emergenza’ invece che pianificare ci porta a non aver comperato per tempo ciò che ci occorre per farci sopravvivere, e quando si compera qualcosa si buttano i soldi (di tutti) per prodotti che non servono.
Si è scoperto poi che nonostante il CAD (Codice per l’Amministrazione Digitale) le strutture pubbliche non abbiano mai affrontato seriamente il tema della continuità del business, così come non hanno capito che la continuità del business non è da identificare con la continuità dei sistemi informativi e l’acquisto di montagne di computer.
Si è anche tornati a parlare di etica, ed a chiederci cosa sia, perché ci siamo resi conto che se il numero di casi critici è superiore ai posti di rianimazione per qualcuno non vi sarà la possibilità di provare a salvarlo (e quel qualcuno potrebbe essere un nostro caro, o noi stessi …).
E ci si interroga quindi su come scegliere, su come quantificare il valore di una vita umana (è meglio lasciar morire un anziano? O uno poco intelligente? O …)
Sono temi che aprono la strada ad argomenti molto seri …
Probabilmente si riscoprirà il valore della scienza, a cui chiediamo sempre di più medicinali e vaccini, e l’importanza di una sanità pubblica, a cui chiedere un posto letto di rianimazione (cosa che la sanità privata non offre perché è un costo senza un ritorno economico immediato e certo).
E quando a qualche NoVax toccherà un periodo in terapia intensiva, non potrà non chiedersi se forse sarebbe valsa la pena di evitarsi l’esperienza …
Il fatto che ci troviamo a dover stanziare soldi che non erano stati messi a budget in finanziaria ci toccherà a rivalutare le priorità, a togliere fondi a capitoli di spesa non prioritari, e a stare più attenti a come vengono spesi i denari pubblici.
Inizieremo a chiederci quanto siano spesi bene i soldi in armamenti ed in esercitazioni NATO, quando il nemico da combattere non lo possiamo vedere, e addirittura scopriamo di essere stati attaccati quando siamo già stati quasi sconfitti.
È da considerare anche il fatto che le regioni più colpite sono anche quelle che contribuiscono maggiormente alle casse dello stato, e che ora avranno invece bisogno di risorse dallo stato e che per i danni subiti contribuiranno meno all’erario nazionale.
Ci sono persone che si tagliano lo stipendio da politico, c’è chi fa donazioni, che gratuitamente presta il proprio aiuto per aiutare quel che rimane della Sanità Pubblica, e c’è chi invece devasta il Pronto Soccorso di un ospedale (forse senza aver mai pagato tasse), a cui chiederà aiuto il giorno che si ammalerà …
Ed oggi ci aspettiamo che un manipolo di medici e di assistenti, pagati una fame, ci salvino la vita, quando per una vita abbiamo dato miliardi a quattro gatti che corrono in mutande dietro ad una palla …
Abbiamo gridato allo spreco per anni, facendo in modo che lo Stato trasferisse ai privati le proprie risorse perché noi per primi non siamo stati capaci di denunciare gli sprechi, ed ora scopriamo che ci siamo dimenticati di far trasferire ai privati non soltanto le risorse, ma anche le responsabilità.
Un privato ci farà avere la nostra TAC in due giorni invece che in due mesi, ma non è in grado di darci ciò che ci occorre: un posto letto in rianimazione.
E chi un tempo in mare a bordo di navi militari doveva difendere e proteggere le nostre sacre coste è ora prigioniero a bordo delle proprie stesse navi.
Chi è potente poi forse sta riscoprendo il fatto di essere uno come gli altri: questo virus non guarda in faccia, né nel portafogli di nessuno, e chi ha invocato l’immunità di gregge oggi non sa cosa darebbe per fare parte del gregge …
Ed un pensiero sulla tecnologia: come avremmo vissuto questa pandemia senza Internet? Non ne avremmo saputo nulla fino a quando non fosse stato troppo tardi.
Non avremmo potuto tenerci in contatto con i nostri cari, né proseguire nel nostro lavoro (e portare a casa uno stipendio), né ordinare la spesa con consegna a domicilio …
La corrispondenza avrebbe impiegato settimane per arrivare ovunque (sempre che non si fossero ammalati anche i postini), e non avremmo potuto portarci a casa montagne di carta su cui lavorare.
Non avremmo potuto studiare né far studiare i nostri libri, né visitare (virtualmente) dei musei …
Abbiamo avuto evidenza che ci sono paesi che dichiaratamente considerano gli anziani un costo, e che vedono con piacere la moria annunciata (nonostante sappiano che un giorno saranno anziani anche loro).
Abbiamo anche avuto evidenza di quali siano le priorità per i cittadini di paesi diversi: c’è che ha svuotato i supermercati dando priorità ai cibi, ed altri che hanno dato priorità alla carta igienica.
Altri ancora considerano un servizio essenziale la vendita di armi, per cui sono state fatte lunghe code per gli acquisti.
Stiamo finalmente scoprendo che rubare e lasciar rubare non fa bene alla società: Abbiamo tagliato la Sanità, ed ora la Sanità non riesce a salvare tutti.
Abbiamo tagliato su Internet, ed ora che ci occorre per ordinare la spesa e lavorare da casa non è sufficiente.
Abbiamo rubato sulla scuola, ed ora la scuola non è in grado di insegnare ai nostri figli che sono a casa.
Abbiamo eletto tanti incompetenti che nei decenni hanno distrutto la Cosa Pubblica, e a furia di guardare al domani invece che al dopodomani abbiamo disimparato a fare le formiche e a mettere da parte qualcosa per il futuro, pensando come le cicale che il benessere sarebbe durato per sempre.
E come in tempo di guerra, ci sono gli avvoltoi, che lucrano sulle campagne di raccolte fondi per l’emergenza, sulla vendita di rimedi miracolosi, e sul mercato nero dei prodotti essenziali.
A parte il rispetto dovuto per chi è caduto e ancora muore in questa guerra, da civile o da soldato (tutto il personale medico e chi si adopera ogni giorno per gli altri, mettendo a rischio la propria vita), questa pandemia porterà (mi auguro) qualcosa di buono.
Sono convinto che gli italiani stiano riscoprendo il significato della parola ‘Stato’ e che rubare agli altri togliendo risorse allo Stato le toglie anche a sé stessi, nel momento del bisogno.
Ridaremo allo Stato il ruolo che gli compete, sia per la Sanità che per l’Istruzione, e centralizzeremo nuovamente il coordinamento delle regioni perché in situazioni come quelle che stiamo vivendo anche la Regione più efficiente può aver bisogno delle altre, che se sono più arretrate avranno difficoltà anche solo a gestire sé stesse.
Penso che verranno rivalutate le priorità sugli investimenti da fare, e che gli armamenti e le inutili opere faraoniche potranno passare in secondo piano.
Si rivaluterà l’importanza della connettività per tutti, consentendo teleformazione, telelavoro e telediagnostica, colmando un gap che abbiamo accumulato rispetto agli altri paesi.
Comprenderemo che ormai la connettività ed un dispositivo per potersi interfacciare al mondo devono essere considerati un diritto fondamentale ed inalienabile, senza il quale non è possibile garantire pluralismo, libertà di informazione, sicurezza e salute dei cittadini, e così via.
Dare la connettività a tutti consentirà di ridurre le differenze sociali e di dare maggiori opportunità a chi è tagliato fuori dal mondo delle grandi scuole e del grande business.
Torneremo, spero, a scoprire quale sia il significato di ‘bene comune’.
Questa pandemia è una batosta per il mondo, ma nel mondo medico c’è chi in realtà sa che un giorno arriverà la vera ‘big one’ …
Una cosa che forse non abbiamo ancora imparato è che ad aspettare i problemi non si risolvono da soli: il caro vecchio modello italiano del ‘finché la barca va, lasciala andare‘ ha fatto il suo tempo, e ci ha dimostrato che aspettare a fare gli acquisti per proteggere medici e malati non li fa guarire, ma solo morire.
Stiamo (ri)scoprendo che siamo tutti passeggeri sulla medesima piccola astronave in viaggio sulla circonvallazione del Sole e (per citare le parole di Vecchioni) quando ci troveremo davanti al mare scopriremo che non c’è più nulla da conquistare …
E per concludere, qualche pensiero su come siamo arrivati a questo disastro e sui dati forniti dalla Cina: già ora che in Italia l’epidemia non è scongiurata, la mortalità reale è almeno superiore (ed aumenterà ancora) rispetto a quella dichiarata dalla Cina.
Ho fatto due conti, e ad oggi la modalità media mondiale sui casi chiusi è del 18%, mentre quella dichiarata dalla Cina è del 4%; se togliamo questo bias, la mortalità media mondiale è già oggi al 30% (OK, al 29,2%, ma continuerà a peggiorare …).
Nonostante le città con molti milioni di persone, tutte pigiate una sull’altra, la quantità di contagi in Cina è esageratamente inferiore alla nostra, ove gli spazi sono più ampi ed i contatti meno stretti.
La Cina sapeva dell’epidemia già da fine 2019, ma ha atteso mesi per intervenire.
E consente a proprie aziende non certificate di esportare nel mondo tamponi e presidi medici non funzionanti (vedi caso Spagna), destinati quindi a dare false sicurezze e ad aggravare ulteriormente la situazione.
Il sospetto che i dati non siano solo manipolati, ma generati proprio ad arte, deriva da molte considerazioni, ipotizzate in vari articoli.
Personalmente sono convinto che il personale che in Cina andava di porta in porta ogni giorno a misurare la temperatura delle persone per identificare nuovi positivi, in realtà andava in realtà anche ad identificare i morti, per portarli via.
La cancellazione di decine di milioni di contratti telefonici durante il periodo dell’epidemia poi può avere molte spiegazioni, anche di business, ma tenendo conto che senza uno smartphone oggi in Cina non si può neppure prendere la metropolitana né pagare un caffè, qualche sospetto può sorgere …
È interessante notare come i paesi che ci stanno inviando aiuti siano tutti comunisti (Cina, Cuba, Russia), mentre i nostri ‘amici’ americani hanno solo pensato bene di sconsigliare viaggi verso l’Italia causa rischio contagio e rischio terrorismo!
D’altra parte le ragioni possono essere molto variegate, incluso il fatto che la Cina può sentirsi responsabile del disastro (in effetti, lo è, inclusa la vendita di tamponi non funzionanti), e la Russia è impegnata sulla politica interna, e può aver la necessità di distogliere l’attenzione da bel altri problemi.
Il disastro che si sta verificando in Italia è dovuto in buona parte al fatto che ci si è basati sui dati (falsi) forniti dalla Cina, con i relativi rischi.
Purtroppo anche persone di ottima reputazione hanno contribuito a tranquillizzare eccessivamente la popolazione, che non ha preso sul serio ciò che stava accadendo.
Gli altri stati purtroppo sono responsabili dei propri disastri, perché l’Italia è stata trasparente in tutto, compreso anche il fatto che il Presidente del Consiglio Conte ha informato il mondo su quali errori sono stati fatti in modo che non venissero ripetuti. Ma siamo stati ignorati.
Qualcuno si è permesso anche di dire che gli italiani hanno colto quest’influenza come l’ennesima scusa per non andare a lavorare.
Sul fallimento dell’emissione dei ‘CoronaBond’ trovo interessante le considerazioni espresse qui da Tullio Solenghi.
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