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Un anno in meno di liceo o scuola secondaria superiore … giovedì 20 Maggio 2010

Posted by andy in pensieri, vita quotidiana.
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Ho letto sul corriere una proposta per «Accorciare di un anno la scuola superiore».

Non si tratta di una riforma che cade dall’alto, ma arriva dagli addetti ai lavori e più precisanente dal Magnifico Rettore dell’Università Bocconi. Scopo della proposta è anticipare di un anno l’incontro tra i giovani laureati e il mondo del lavoro.

Secondo costui gli anni giovanili sono i più fertili nell’apprendimento e i più elastici e flessibili nell’acquisizione del modus operandi aziendale, e rinviare il momento dell’approdo degli studenti alla realtà aziendale a causa di un ciclo di studi eccessivamente lungo e ripetitivo rappresenta secondo il Rettore un danno per il curriculum professionale individuale e per le stesse aziende.

Personalmente ho girato un po’ il mondo, più per lavoro che per diletto.
Si può dire tutto della scuola italiana, ma vi assicuro che noi italiani abbiamo un’elasticità che ci invidiano dovunque.
Le ragioni? Probabilmente molte; sicuramente il fattore culturale, ma personalmente credo che sia fondamentale il fatto che a scuola si studia ancora per il fine della conoscenza, e non per quello del vil danaro.
Quando studi per i soldi, studi soltanto le cose che sono più remunerative; le studi meglio, a scapito di quelle che ti danno un’apertura mentale.
In aggiunta, se l’obiettivo è fare soldi, prima finisci la scuola e prima vai a produrre.

Riporto poi una cosa che ho sentito da più parti in merito alla Bocconi: forte della propria fama, da un certo anno in poi (non mi ricordo quale) per aumentare il numero degli iscritti (e quindi delle entrate e dei contributi statali), hanno abbassato la qualità degli esami; nell’immediato ha funzionato, ma sul lungo termine ha penalizzato l’ateneo; conosco personalmente più persone che non vogliono laureati in Bocconi da quell’anno in poi.

Un altro riferimento interessante può essere quello della retromarcia fatta dalla Gelmini e dall’università sulla laurea breve.
La ragione, a parer mio, è semplice: se l’esperienza ha insegnato che per apprendere quanto necessario in varie discipline richiede corsi di studi di 4, 5, ed anche 6 anni, oltre ai successivi anni di dottorato, significa che non è possibile farlo in meno anni; la laurea breve è un escamotage all’italiana per aumentare il numero di laureati rispetto alle medie pietose che abbiamo nei confronti del resto dell’Europa.

Come si dice … anche per fare il mondo ci sono voluti 7 giorni …

Resta sempre ignorato, invece (tipico all’italiana) il problema fondamentale, che è quello di dare delle reali prospettive di lavoro a chi ha studiato.

Ed aggiungo una cosa che per me è fondamentale: nell’economia globale, l’Italia non ha speranze nei lavori ‘di quantità’: il costo della mano d’opera da noi è improponibile, e non abbiamo produzioni in quantitativi su scala mondiale (agricoltura, materie prime, catene di montaggio …).
L’Italia è piccola, ma ha due grandi cose: il turismo e la testa degli italiani.

Invece che fare concorrenza ai cinesi nella produzione delle scarpe, dovremmo puntare all’eccellenza, ad inventare e realizzare le tecnologie del domani, quelle che poi tutto il mondo verrà da noi a comperare.
E le scarpe le compereremo dai cinesi.

Ma per fare questo occorre elevare il percorso degli studi e la professionalità delle persone, invece che abbreviare il percorso facendo credere a tutti di essere dei luminari perché hanno potuto appendere un pezzo di carta alla parete …

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