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Conseguenze della dottrina Sarkozy … mercoledì 25 febbraio 2009

Posted by andy in Futurologia, Internet e società, Libertà dell'informazione, privacy, tecnologia.
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Oltre alla Francia, anche altri paesi stanno prendendo seriamente in considerazione la disconnessione da Internet degli utenti che si macchiassero del gravissimo reato di mettersi contro le major dell’audio e del video.

Non intendo in questa sede fare considerazioni sul merito di come sia attualmente gestito il copyright, dell’incostituzionalità di consentire agli ISP di arrogarsi il diritto di analizzare le comunicazioni degli utenti, e dell’incostituzionalità di consentire agli ISP di privare i cittandini del diritto all’informazione ed alla corrispondenza.

Mi interessa invece esaminare come una tale scelta possa rivelarsi per gli stati un’arma a doppio taglio.

Dato il fatto che tutto lo scambio delle comunicazioni si sta convertendo sempre più, ed in modo irreversibile, dal cartaceo / televisivo all’elettronico / digitale, se lo stato consente la disconnessione da Internet di un utente, deve anche strutturarsi per fargli pervenire in ogni caso quanto gli è dovuto: informazione, corrispondenza e comunicazioni.

Ciò significa mantenere in piedi servizi di corrispondenza cartacea, raccomandate, stampa e televisione di tipo ‘tradizionale’ (non veicolata attraverso Internet), sportelli tradizionali per presentare pratiche e ritirare certificati, ed accettarne i costi e le implicazioni.

Di fatto, per quei paesi sì incoscienti da fare una scelta tanto azzardata, le controindicazioni che ne deriverebbero potrebbero portarle presto a tornare sui propri passi.

Un nuovo approccio per i motori di ricerca del futuro. venerdì 20 febbraio 2009

Posted by andy in Futurologia, Internet e società.
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Prendo spunto dalla notizia che Obama ha nominato per l’antitrust USA una persona che in passato ha già manifestato preoccupazioni per la posizione dominante di Google.

I monopòli sono sempre mal visti, prima o poi.
Il motivo è che tendono a limitare la libertà di scelta, restringendo la rosa delle possibilità alle sole offerte dal monopolista.

La politica di business di Google è (stata) eccezionale ed innovativa, e talmente credibile da ricevere fondi ed investimenti tali da consentirle di diventare ciò che è oggi.

L’approccio è sempre stato quello di raccogliere tutta l’informazione mondiale per rivenderne le correlazioni.
L’advertising è soltanto la punta dell’iceberg di cui nessuno parla.

Il modello è semplice: invece che chiedere i soldi ai tanti che ne hanno pochi, li chiedono ai pochi che ne hanno.
L’offerta di servizi gratuiti e di prodotti semplici e ben fatti hanno attirato l’utenza, che accetta di barattare la la comodità con la propria privacy.
È una scelta, anche se molto spesso non consapevole.

Battere Google sul suo terreno è ormai veramente difficile: la guerra sui prezzi dei servizi (advertising, etc.) non può che lasciare morti sul campo.

È tempo di pensare ad un nuovo approccio, e credo che la chiave fondamentale stia nel controllo delle informazioni.
Un motore di indicizzazione che non si appropri dei dati che indicizza facendone una copia, ma semplicemente mantenga gli indici di ciò che c’è in rete consentirebbe agli utenti di mantenere il controllo sui propri dati.

Il problema è che un tale motore difficilmente attirerebbe grandi investimenti per l’infrastruttura necessaria.
Occorrerebbe un indice distribuito, dove ciascuno partecipi mettendo a disposizione una parte delle proprie risorse.
In pratica occorrerebbe estendere i protocolli P2P non solo per la condivisione di file, ma anche per rintracciare il contenuto presente negli stessi.

E il business dove va a finire?
Questo è un tutto da inventare; si potrebbe generalizzare il concetto di AdSense per essere non centralizzato ma distribuito; invece che centralizzare gli annunci sponsorizzati, potrebbe percepire un fee il nodo attraverso cui raggiungo il sito che di interesse.

In questo modo potrei essere incentivato a mettere a disposizione più risorse (spazio disco, CPU, indice, etc.) per poter avere maggiori opportunità che il mio sistema sia quello attraverso cui viene fatto l’accesso ai siti di interesse.

Con il P2P l’informazione si sta già delocalizzando su Internet, così come è nel nostro cervello.
Quello che manca ora è un indice distribuito, per poter raggiungere qualunque informazione partendo da qualunque parte, senza dover passare per forza attraverso un solo (o soltanto pochi) punti d’accesso (gli attuali motori di ricerca).

Ed un ulteriore passo verso l’intelligenza di Internet sarà compiuto.