La P.A. ed i finanziamenti per l’Open Source mercoledì 3 dicembre 2008
Posted by andy in Internet e società, Miglioramento, pensieri.Tags: CNIPA, coordinazione, finanziamenti, investimenti, moda, open source, progetti quadro, pubblica amministrazione, visione strategica
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Leggo che la Regione Lazio stanzierà 4 milioni di Euro a favore di progetti a codice aperto, e che gran parte di tali denari saranno destinati ai progetti di innovazione tecnologica dalla Regione, e saranno utilizzati per investire sul software libero e sulla migrazione da piattaforme proprietarie a piattaforme open.
In pratica è probabile che si spendano quasi tutto per sostituire fileserver e webserver Microsoft con Linux e Apache; ho invece seri dubbi su quanto verrà realmente sviluppato ex-novo sotto licenza libera.
Io sono pro software open, ma qui sembra tanto che si stia cavalcando una moda, tanto per dare l’idea di essere all’avanguardia.
I nostri amministratori pubblici evidentemente non hanno ancora capito che open non significa necessariamente più economico, soprattutto se tutti ri-sviluppano da zero le medesime funzionalità.
Manca una visione ed un coordinamento nazionale.
Tutti gli uffici, tutte le regioni, le provincie, i comuni, hanno le medesime esigenze, che sono legate ai servizi che devono erogare ai cittadini.
Eppure tutti stanziano fondi non per sviluppare una nuova funzionalità per tutta la nazione ad integrazione di servizi già pensati, ma per risvilupparsi in casa le medesime funzionalità già sviluppate da altri.
E qui il CNIPA ha una sostanziale responsabilità, e forse varrebbe la pena che provasse ad ascoltare un po’ di più i suggerimenti di chi questi problemi li ha già vissuti e li affronta ogni giorno.
Aggiungo: si parla di 4 milioni di Euro. Sembrano tanti.
Qualcuno può gentilmente indicare quanto viene invece speso per lo sviluppo di software closed source?
Non mi stupirei se ci fosse un rapporto 1:100 …
degli androidi militari, della loro etica, e delle leggi della Robotica mercoledì 3 dicembre 2008
Posted by andy in Etica, pensieri.Tags: androidi militari, Asimov, codice etico, esercito, Etica, guerra, guerra pulita, leggi della robotica
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È da tempo che si sviluppano progetti militari per la realizzazione di mezzi ed androidi che possano condurre in autonomia azioni di guerra.
Si potrebbe pensare che si sia capito che la vita umana valga più di una macchina, o semplicemente che i soldati e le loro famiglie sono anche elettori e cittadini che sostengono i costi ed i lutti derivanti dalla guerra.
Il fatto è irrilevante; ora l’attenzione si va concentrando sull’immagine. La guerra pulita non si riesce a fare, e sostituendo gli esseri umani con delle macchine, si sta pensando di dotare queste di istruzioni specifiche per evitare cattivi ritorni di immagine (e cioè di fare vittime tra i civili).
Asimov ha visto lontano, ed ora stanno maturando i tempi per limitare le potenzialità che stiamo dando alle macchine.
Il problema ora sta nel definire ciò che può considerarsi etico o antietico.
Se l’etica significa poter uccidere le persone (più o meno armate, ma questo è quasi un dettaglio) che stanno dall’altra parte della barricata, ove si presume che un lato sia per definizione più buono dell’altro, significa che si riconosce a qualcuno (in questo caso al presidente degli Stati Uniti, ma più in generale a qualunque ‘capo’) una superiorità sugli altri esseri tale da poter decidere cosa sia etico (a spses di altri), anche in contrasto con il parere degli ‘altri’.
Sicuramente verrà inserita una legge orientata alla sopravvivenza della macchina, a discapito del ‘nemico’, e questa sarà superiore all’abbigliamento civile o militare dell’avversario umano: nessuno vorrà spendere soldi per un robot che si lascia distruggere da una persona in abiti civili ma con una bomba in mano.
Finché ci sarà qualcuno (ed implicitamente i suoi elettori) che si arrogherà il diritto di poter decidere quali siano i cattivi da uccidere, ci troveremo con una legge etica ‘personalizzabile’ da chiunque, e quindi di fatto non universale.
A proposito: evidenzio che stiamo parlando di cose anche vecchiotte: anni fa si scoprì che missili di produzione francese e venduti credo ai palestinesi (potrei sbabliarmi sugli attori, ma vi prego di prestare attenzione al concetto, e non ai nomi), non scoppiavano quando lanciati su Israele.
In pratica il produttore aveva già insegnato ai missili quali erano i buoni e, per esclusione, quali invece non lo erano.
Stand-by delle apparecchiature, consumi e prospettive mercoledì 3 dicembre 2008
Posted by andy in Miglioramento.Tags: ottimizzazione, power saving, risparmio energetico, stand-by
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Sempre più si parla dei consumi e degli sprechi legati alle tecnologie di stand-by per le apparecchiature domestiche (e non).
Leggo qua e la dati allarmanti sui consumi di questi dispositivi, ed a sentire coloro che scrivono, sembra che una buona parte dell’
Premesso che, indipendentemente dalla ‘bontà’ dei dati proposti, i propositi sono comunque buoni, e l’impulso che daranno alla realizzazione di prodotti più verdi sarà sicuramente importante.
Il fatto che l’input arrivi non per motivi ecologici, ma economici, può essere un po’ deludente, ma non cambia la positività della situazione.
Sul dato che “Avere un qualsiasi aggeggio o gadget in stand-by, infatti, costa la bellezza di 7 miliardi di euro e il 10% di tutta l’energia elettrica consumata nel Vecchio Continente: (quasi)” ho seri dubbi.
Secondo il pensiero di chi ha tirato fuori questi numeri, eliminando lo stand-by potremmo alimentare a costo zero un bel numero di acciaierie ed altoforni (fatto difficilmente credibile, anche senza dati precisi alla mano).
Mi sa tanto di studio all’americana, fatto tanto per vedere il proprio nome comparire, almeno per una volta nella vita, in qualche articolo.
Credo che la soluzione del problema sia quello di ricorrere a tecnologie analoghe a quelle RFID: l’interruttore di accensione del dispositivo sarebbe totalmente passivo, e verrebbe alimentato con l’energia stessa del segnale che gli comanda di accendersi.
Ovviamente bisogna realizzare dispositivi che si accontentino della misera energia che arriva da un telecomando per ‘accendere’ il primo transistor.
Ulteriore aspetto per sostituire lo stand-by con qualcosa di più efficiente potrebbe essere quello di adottare anche per i dispositivi più vari meccanismi di suspend al posto dello stand-by, come per i nostri PC.
Staremo a vedere se queste idee si concretizzeranno come le ho immaginate, o cos’altro di buono si inventeranno.